Amarcord… Ago punzecchia il Delfino

Domenica 2 ottobre 1977 è in programma la quarta giornata del campionato di serie A 1977 – ’78 ed il Pescara riceve la Roma. Ancora presto per dire se il Delfino sia veramente maturo per nuotare nell’oceano di insidie che nasconde il massimo campionato italiano, il primo della storia biancoazzurra. Positiva la prima fase della Coppa Italia, conclusa con il primato nel girone, insieme a Taranto e Perugia, e che proseguirà in novembre con uno spareggio contro i pugliesi, effetto della classifica avulsa, per determinare l’accesso al turno successivo. Segnali contraddittori, invece, sono emersi dalle prime tre partite, in cui sono arrivate due sconfitte ed una vittoria. Sette giorni prima, battendo il Bologna 2 – 1 “all’Adriatico”, ecco i primi due punti in serie A per gli abruzzesi, che ora vogliono continuare a sfruttare il fattore campo contro la Roma, anch’essa prigioniera di molti interrogativi. Il torneo è iniziato con due vittorie casalinghe, inframmezzate da una sconfitta in trasferta, risultati che non sono serviti più di tanto a risollevare il morale della tifoseria giallorossa, depressa per la precoce eliminazione dalla Coppa Italia. Così, il tormentone estivo più in voga tra i romanisti sembra ormai essere stato inciso su un disco rotto, che da qualche anno suona sempre lo stesso ritornello al grido di “Anzalò, caccia li sordi”! Ovvero, un invito al presidente Anzalone, divenuto proprietario della società capitolina nel 1971, ad investire maggiormente, rendendo davvero “maggica” una squadra che negli ultimi anni si è guadagnata il poco nobile epiteto di “Rometta”. Tutte questioni che a Cadè, allenatore biancoazzurro, non interessano affatto, preoccupato, piuttosto, di garantire subito al Delfino, soprattutto in casa, quella continuità di rendimento capace di metterlo quanto prima al riparo dalla brutte acque. Missione anti Lupa affidata a Piloni, Motta, Mosti, Zucchini, Andreuzza, Mancin, Cinquetti, Repetto, Orazi, Nobili e La Rosa. Giagnoni, tecnico giallorosso, spera in Paolo Conti, Chinellato, Maggiora, Piacenti, Santarini, De Nadai, Bruno Conti, Di Bartolomei, Musiello, De Sisti ed Ugolotti.

Appena un minuto e Musiello impegna Piloni, che para bene a terra. Poi è la volta di Paolo Conti, bravo a deviare un tiro di Nobili, servito da Orazi, e ad arrestare in uscita un doppio assalto Zucchini – Andreuzza. Al 17’, numero di alta scuola di Bruno Conti che controlla e si gira splendidamente, mettendo apprensione a Piloni. Un minuto dopo, Cadè, che ha preferito non rischiare, imbottendo il Delfino di centrocampisti, toglie Mosti, terzino prettamente difensivo, ed inserisce Santucci, fluidificante puro, per avere maggiore propulsione sull’out mancino e dare un ulteriore spalla all’unica punta, La Rosa. Intanto, però, i giallorossi continuano ad essere pericolosi dalla distanza e Piloni si conferma all’altezza della situazione anche su una sberla di Di Bartolomei, assistito nella circostanza da De Nadai. Non serve, invece, alcun intervento del portiere abruzzese su una gran conclusione al volo di Bruno Conti, smarcato da Di Bartolomei, che sfila via alta di poco, mentre, in precedenza, La Rosa, su bella intuizione di Cinquetti, aveva fatto solo il solletico a Paolo Conti. Piacenti, che nella Roma rileva Menichini, perde tutti i duelli al cospetto di Nobili, suo avversario diretto, e spesso deve pensarci il buon Santarini, il migliore della retroguardia giallorossa, a tappare i buchi lasciati dal compagno. Di contro, chi offre sempre sicurezza è Piloni, che rintuzza molto bene un insidiosa punizione di De Sisti, uno spiovente maligno di Maggiora per Musiello ed una perfida deviazione di Ugolotti su free kick di De Sisti. Ma, al 41’, la grinta premia il Pescara: angolo di Nobili, palla a Repetto e quindi a Zucchini che, al volo, supera Paolo Conti. Un’altra rete di pregevole fattura per l’infaticabile mediano biancoazzurro, molto simile a quella realizzata una settimana prima sul Bologna.

Una sorta di buon auspicio che sembra mettere le ali al Delfino nel secondo tempo, minaccioso in serie davanti a Paolo Conti con Zucchini e Cinquetti. Della preventivabile reazione romanista nessuna traccia, se non che, al 64’, un rimpallo fortunoso favorisce l’avanzata di Di Bartolomei, che entra in area, venendo spintonato alla schiena da Cinquetti, nel tentativo di un disperato recupero. Rigore ineccepibile, assegnato dall’arbitro Barbaresco e trasformato con la consueta sicurezza da Agostino Di Bartolomei, il grande ed indimenticato “Ago”. Un pareggio che stona, vista la brillantezza del Pescara e la pochezza della Roma che, seppur pervenuta all’1 – 1, continua a balbettare, rischiando ancora il colpo del ko ad opera di Cinquetti e Santucci, che si attardano entrambi al momento di concludere. Paolo Conti è ancora bravo su La Rosa, mentre la Lupa prova a mordere, senza successo, prima con Ugolotti, in mischia, e poi con Di Bartolomei e Musiello, tutti e due incapaci di cogliere l’attimo fuggente. Al 36’, l’ultima opportunità per i biancoazzurri firmata da La Rosa, che conclude alto.

Considerato l’andamento della gara ed il costante assedio pescarese nella ripresa, Conti e co giallorossi rientrano nella Capitale tutto sommato soddisfatti, mentre quelli biancoazzurri, di conti, proprio non tornano..!

Federico Ferretti