Domenica 2 aprile 1989 è in programma la 23° giornata del campionato di serie A 1988 – ’89 ed il Pescara è impegnato in trasferta sul campo del Torino. Dopo una settimana di sosta dedicata alle partite di qualificazione al Mondiale di “Italia 90”, si torna a giocare e Galeone e co sono ben consapevoli che, facendo risultato al vecchio Comunale, compierebbero un ulteriore passo avanti verso la salvezza. Al momento, ritenuta assolutamente alla portata, stante il decimo posto in classifica e ben sette squadre sotto, nonostante la vittoria manchi da quasi due mesi, in cui sono arrivati una funesta sconfitta 6 – 1 nella Milano rossonera e tre pareggi, tutti per 0 – 0. Il Delfino non segna, ma neanche prende goal, ristagnando in acque non proprio limpidissime, ma di certo non ancora torbide. Sotto la Mole, la speranza è quella di ripetere anche contro i granata l’impresa di due mesi prima contro la Juve, sorprendentemente bloccata sull’ 1 – 1. Galeone ci tenta con Gatta, Camplone, Bergodi, Ferretti, Junior, Ciarlantini, Pagano, Gasperini, Edmar, Franco Marchegiani e Berlinghieri. Sembrerà strano, ma tra quelle sette squadre che il Pescara tiene sotto di se c’è anche il Torino, più che mai nobile decaduta. Talmente in basso, da essere virtualmente in serie B, terz’ultima, a due punti dal quint’ultimo posto che permette di restare in A. Una stagione travagliatissima dentro e fuori dal campo, tra l’esonero del tecnico Radice dopo nove giornate, l’arrivo sulla panchina di Sala che non sembra aver sortito gli effetti sperati, il cambio al vertice della proprietà con l’avvento di Borsano ed il gravissimo infortunio di Zago, talento diciottenne del calcio italiano in piena rampa di lancio, titolare fisso con il numero dieci sulle spalle per tutto il girone di andata, crudelmente messo fuori causa dalla rottura dei legamenti e della capsula articolare del ginocchio destro. Con Zago out, ecco, dunque Sala si ritrovarsi con due soli giocatori veramente in grado di fare la differenza, anche se piuttosto discontinui, ovvero gli attaccanti Muller e Skoro. Gli altri, compresi gli esperti Cravero e Comi, fanno fatica ad esprimersi ad alto livello, forse patendo la poca abitudine del Toro a lottare per non retrocedere. Insomma, non rimane che sperare nel vecchio cuore granata, da gettare oltre l’ostacolo, appello accorato dei tifosi torinisti all’undici di giornata che poggia su Luca Marchegiani, Brambati, Catena, Ferri, Rossi, Cravero, Fuser, Sabato, Muller, Comi e Skoro.
Basta guardare in faccia i visi dei protagonisti per capire lo stato d’animo del Toro: Zago passeggia mestamente a bordo campo con le stampelle, Borsano, in tribuna, soffre serrando i denti, Sala, in panchina, sfoga la tensione mordendosi le unghie. Per la seconda volta, Junior torna da ex al Comunale e quasi gli tocca fare la parte del consolatore del povero Toro. Con piacere, Leo si lascia immortalare insieme a Muller e ad Edmar in un’istantanea ricordo dei brasiliani in campo, per poi rammaricarsi per il gran rifiuto dell’arbitro Luci ad acconsentire la consueta “pacifica invasione” di panchina di suo figlio Rodrigo, mascotte del Delfino. Ma ben altri dispiaceri il Toro spera di dare al Pescara, illudendosi all’11, quando Skoro fionda in porta, Gatta salva splendidamente, per poi ripetersi con un balzo felino sul tap – in di Comi. Altri quattro minuti ed il Comunale esulta: scambio Muller – Skoro e destro in diagonale del polacco imparabile stavolta per Gatta. Galeone si agita e sembra richiamare i suoi, in particolare, a badare alla posizione di Skoro, che, accentrandosi spesso anziché giocare da ala sinistra, come suo solito, crea il panico nella retroguardia biancoazzurra. Una mossa a sorpresa, quella di Sala riguardo a Skoro, sicuramente convincente, mentre sembra incomprensibile la scelta di far giocare Catena, maglia numero tre, mancino naturale, sulla corsia di destra, spostando, invece, l’ala destra pura Fuser sull’out sinistro. Tuttavia, il cuore granata batte più forte delle incertezze tecnico – tattiche, sospingendo Fuser, Muller e Skoro, a più riprese, a sferrare il colpo di grazia al Delfino, tenuto a galla da Gatta, che continua a superarsi in interventi spettacolari e decisivi. I biancoazzurri sembrano dover capitolare da un momento all’altro, ma sperano che, prima o poi, il Toro commetta il solito errore difensivo. Che arriva, puntualmente, al 26’, quando Edmar manda in bambola mezza retroguardia granata ed infila l’incolpevole Luca Marchegiani. Una tattica che paga, quella di Galeone di rispolverare il vero centravanti, dopo aver tenuto spesso Edmar in panchina, polemico per lo scarso impiego in più di una circostanza con il suo allenatore, preferendogli centrocampisti itineranti nelle vesti di “falso nueve”.
Nella ripresa, il Toro riprende gli assalti, ma bisogna aspettare quasi mezz’ora per vedere un tiro in porta, scagliato da Fuser dai 25 metri con una potenza ed una precisione impressionanti, quasi a voler togliere le ragnatele dall’incrocio dei pali, che Gatta, però, vuole che rimanga impolverato. Poi, uno strano incrocio di destini si rivela potenzialmente decisivo per l’economia della gara: capitan Cravero va giù in area contrastato dall’ex Junior e Luci assegna il rigore. Sul dischetto, lo stesso Cravero sfida Gatta, dopo che i due sono stati compagni in Under 21 appena quattro giorni prima in Under 21 nella sfida amichevole in Romania, persa 2 – 1, con goal proprio di Cravero. Che dal dischetto calcia non troppo convintamente, consentendo a Gatta di distendersi sulla propria destra e regalarsi la gara perfetta. Fallito il rigore che avrebbe potuto dare una scossa forse decisiva al Toro, Borsano appare così sconsolato da spingere il figlio ad urlare un “Forza Toro” per cercare di consolarlo. A lungo andare, prevalgono stanchezza e paura e la partita rimane inchiodata, fino al termine, sull’ 1 – 1.
Negli spogliatoi, mentre ai granata non resta che rallegrarsi per le disgrazie altrui, ovvero di Cesena, Como e Pisa, dirette concorrenti per la salvezza, tutte sconfitte, il presidente del Pescara Scibilia esulta per il punto conquistato, mentre Galeone parla addirittura di gara indecente del suo Delfino, la peggiore della sua gestione al pari, a suo dire, della sconfitta 1 – 0 patita a Campobasso all’inizio di quel 1986 – 87 che si sarebbe poi concluso trionfalmente con la promozione in serie A. Insomma, per il Gale le criticità all’interno della sua squadra non mancano. Tanti problemi, ma, se non altro, nessuna “Gatta da pelare..!”