Amarcord… Gli albori del giovane Walter Mazzarri

Domenica 29 novembre 1981 si gioca la dodicesima giornata del campionato di serie B 1981 – ’82 ed il Pescara riceve il Bari. Se per i Galletti, terz’ultimi insieme a Foggia e Cremonese, si può parlare di sfida salvezza, per il Delfino, ultimo, staccato di tre punti dal quart’ultimo posto che garantisce la permanenza nel massimo campionato, pare essere già l’ultima spiaggia nel mare della disperazione.

Che le acque fossero agitate si era già capito nel corso dell’estate, quando Aldo Agroppi, tecnico livornese dei biancoazzurri nel 1980 – ’81, stagione conclusa con un buon sesto posto, comunica le sue dimissioni per assistere il fratello ammalato. Preso atto della impossibilità di mantenere la continuità tecnica, il patron Marinelli decide comunque di non rivolgersi ad un perfetto sconosciuto, affidando la panchina a Saul Malatrasi, già vice di Angelillo nel Pescara 1978 – ’79 che ottenne la seconda promozione in serie A della sua storia.

Purtroppo, però, per il neo mister è imminente il passaggio da un passato luminoso ad un presente burrascoso: tre sconfitte ed un vittoria in quattro giornate convincono Marinelli a ricredersi su Malatrasi, esonerato e rimpiazzato da Mario Tiddia, sperando in un’inversione di tendenza sul piano del gioco e soprattutto dei risultati. L’allenatore sardo si presenta invece alla partita contro i pugliesi ancora a secco di vittorie, reduce da tre sconfitte e quattro pareggi. Poco niente sembra funzionare tra gli abruzzesi, distratti in difesa ed abulici in attacco, il peggiore del torneo con appena tre goal all’attivo. Di contro, sono ben 14 le reti già messe a segno dal Bari, al pari del Palermo, solo una in meno del Pisa.

Se non ne avesse subite altrettante, e nessuno ha fatto peggio a parte il Rimini, già bucato 15 volte, ed avesse conquistato qualche punto in più in trasferta, ove i due punti non sono mai arrivati, la squadra di Catuzzi starebbe più che probabilmente parlando di promozione anziché di salvezza. Anche perché nelle fila biancorosse figura Maurizio Iorio, capocannoniere momentaneo dei cadetti con 5 goal segnati, ovviamente presente come centravanti nell’undici titolare barese insieme a Fantini, Armenise, Ronzani, Bitetto, Caricola, De Trizio, Bagnato, Acerbis, Majo e De Rosa. Tiddia contrappone Grassi, Salvatori, Gentilini, D’Alessandro, Marchi, Pellegrini, Casaroli, Eusepi, Silva, Mazzarri e Di Michele.

Primo tempo di rara bruttezza, dominato dalla paura del Delfino di rimediare l’ennesima figuraccia, che spalancherebbe di fatto le porte alla serie C1 già in autunno, e dalla supponenza dei Galletti, che parrebbero aver puntato tutto sul segno X. Unico sussulto al 12’ grazie ad una inzuccata di Casaroli, che esalta le doti di Fantini. Così, al rientro dagli spogliatoi, Tiddia chiama fuori lo spento centravanti Silva inserendo Nobili, richiamato alle armi dopo più di una domenica fuori dalla truppa biancoazzurra.

Nella prima domenica d’avvento, spazio dunque all’albero di Natale con il veterano beniamino di casa di nuovo in campo ed il giovane Walter Mazzarri, vent’anni da poco compiuti, trequartisti dietro a Di Michele. Ed è proprio Mazzarri, “allievo” di Antognoni nelle giovanili della Fiorentina, dopo quattro minuti della ripresa, a sbloccare il risultato, deviando di testa da due passi imparabilmente per Fantini una punizione a rientrare di Nobili. Per la cronaca, il Delfino non segnava da circa 520 minuti, ossia dal rigore del pareggio casalingo 1 – 1 messo a segno da Nobili al 70’ del match della sesta giornata contro il Catania. L’allenatore biancoazzurro non fa però neanche in tempo a compiacersi insieme al pubblico per essere riuscito a scassinare la cassaforte barese grazie alla combinazione vincente Nobili – Mazzarri che l’arbitro Pezzella, impeccabile fino a quel momento, espelle scelleratamente Gentilini, già ammonito, colpevole, a suo dire, di simulazione di fallo da penalty.

Che sembrava più che legittimo per gli abruzzesi, stante il sandwich di due baresi sul terzino di Tiddia, tant’è che palesemente da quel momento Pezzella cerca disperatamente l’occasione giusta per una pronta compensazione. Colta a dovere al 78’, allorché il direttore di gara annulla il pareggio di Caricola per un presunto fallo di mani o di confusione nel bel mezzo di una mischia accesasi davanti a Grassi dopo un tiro dalla bandierina. In precedenza, però, nonostante l’inferiorità numerica, il Pescara avrebbe potuto raddoppiare con Di Michele e Casaroli. Il migliore tra gli abruzzesi è comunque Mazzarri, a pieno agio nel ruolo di rifinitore senza alcuna zavorra di natura tattica, a conferma di come il fragile centrocampo pescarese del primo tempo non potesse permettersi di supportare il doppio attaccante Silva – Di Michele.

Ed è destino che, a tre minuti dalla fine, Walter da San Vincenzo, in Provincia di Livorno, concluda trionfalmente la sua “Tirreno – Adriatico di giornata”: rilancio sgangherato di Casaroli ad allentare la pressione dei pugliesi che diventa un assist per Mazzarri, fortunato nello sfruttare uno scontro fantozziano tra Caricola e De Trizio, ma davvero molto bravo e freddo a superare Fantini con un morbido pallonetto. Il pubblico “dell’Adriatico” esplode in un urlo liberatorio, per poi quasi istantaneamente ripiombare nell’angosciosa attesa, vedendo il ragazzino toscano, autore dei suoi primi due goal da professionista, accusare un malore.

Pensando al peggio, il medico del Pescara non ci pensa due volte a fiondarsi sul terreno di gioco, fortunatamente costatando subito dopo che i dolori del giovane Walter sono solo ed esclusivamente da attribuirsi alla tensione nervosa ed allo scatto perentorio sull’azione del 2 – 0. Pollici all’insù da parte del dottore e dello stesso Mazzarri rassicurano tutti, semplicemente incommentabile l’indice dell’arbitro Pezzella a cacciare il sanitario biancoazzurro per essere entrato in campo senza la sua autorizzazione.

Una vittoria talmente attesa da spingere l’enologo pescarese Carmine Festa a donare al Delfino trecento bottiglie di vino DOC rigorosamente locale. Sicuramente una dolcissima “sbronza”, dopo tanti calici amari..!

Federico Ferretti