Amarcord… nuova guida, con il piede giusto

Domenica 27 settembre 1998 si gioca la quarta giornata del campionato di serie B 1998 – ’99 ed il Pescara è impegnato in trasferta a Verona contro il Chievo. Estate a dir poco bollente in riva all’Adriatico e non solo per la calura opprimente. Premesso l’annuncio da parte del patron Scibilia di un mercato low cost per esigenze di bilancio, forse anche i più pessimisti tra i tifosi biancoazzurri non si sarebbero aspettati un inizio di stagione a dir poco disastroso: subito fuori dalla Coppa Italia al primo turno ad opera del Cesena – autore di un umiliante 0 – 3 in casa del Delfino – nelle prime due giornate del torneo cadetto ecco altre due sconfitte, di cui una di nuovo assai poco onorevole (4 – 1 a Verona contro l’Hellas) ed un’altra, più “sobria”, contro il Napoli (0 – 1 nell’esordio “all’Adriatico”). Come accade abbastanza puntualmente nel mondo del pallone, l’allenatore paga per tutti e Giorgini saluta, destinato a lasciare il posto a Del Neri, a cui Scibilia promette un contratto biennale e cinque rinforzi per la squadra. Evidentemente era destino che il tecnico friulano – avvistato in tribuna sia al “Bentegodi”, non molto distante dal suo Friuli, in occasione di Verona – Pescara, che “all’Adriatico” nella gara interna contro i partenopei, in quanto in vacanza nella vicina Giulianova – dovesse sedersi sulla panchina abruzzese. Ma, proprio due giorni dopo il match tra il Delfino e l’Asinello, quando si attende solo l’ufficialità, il gran rifiuto di Del Neri spiazza davvero tutti. Sembra essere tornati indietro di un anno, quando, in seguito all’esonero di Viscidi, passarono molti giorni prima che Buffoni accettasse l’incarico. Viene, dunque, contattato Cagni, che, però, declina la proposta. Si fanno, quindi, i nomi di Guerini, Perotti, Papadopulo e, soprattutto, De Canio, ma intanto incombe la gara interna contro l’Atalanta, che bisognerebbe cercare, quantomeno, di non perdere. La soluzione tampone passa dall’autogestione di Di Mascio – tecnico appena arrivato nelle giovanili biancoazzurre dopo un’abbuffata di titoli nazionali con i “ragazzini terribili” del “Renato Curi” – promosso temporaneamente alla guida della prima squadra. E con successo, stante l’importantissimo 1 – 0 inflitto ai bergamaschi. Sugli spalti, però, c’è già De Canio, che per Scibilia è l’uomo giusto per risollevare il Delfino e ripopolare un “Adriatico” sempre più deserto. Sette giorni dopo, al “Bentegodi”, il tecnico lucano è finalmente operativo e, per la prima tappa della sua avventura pescarese, sceglie un robusto 4-4-2 con Bordoni in porta, Nicola, Chionna, Zanutta e Lambertini in difesa, Baldi, Gelsi, Terracenere e Rachini a centrocampo, Pisano ed Esposito in attacco. Il Chievo ha lo stesso score, decisamente poco esaltante, del Delfino (una vittoria e due sconfitte, entrambe in trasferta), ma l’allenatore Caso rimane, almeno al momento, al suo posto, affidandosi al 3-4-3 con Roma tra i pali, Conteh, D’Anna e D’Angelo nelle retrovie, Lombardini, Giusti, Franceschini e Guerra in mediana, Cossato, Cerbone e Zanchetta nel tridente di punta.

Che sembra dover inforcare il Delfino all’istante, dopo un minuto, allorché Cossato e Cerbone, a centro area, non riescono a concretizzare un invitante cross dalla destra di Lombardini. Per altri dieci minuti, il Chievo comanda la partita, dopodiché, alla distanza, il Delfino inizia a riemergere dalle difficoltà tattiche e psicologiche che ne raffrenano la manovra. Al 21’, Roma vola in tuffo a bloccare una conclusione di Rachini. Quattro minuti dopo, Conteh entra scomposto in scivolata su Esposito in area e per l’arbitro Sputore è rigore. Calcia imparabilmente Gelsi ed il Pescara è avanti 1 – 0. La cerniera di centrocampo, formata da Gelsi e Terracenere, impiglia ben presto i diretti rivali, Giusti e Franceschini, tra l’altro sempre ben supportata dagli inserimenti di Baldi e Rachini sulle corsie esterne. Così, il trio d’attacco clivense rimane a secco di carburante in grado di assicurare spinta offensiva, trovando poi insuperabili i centrali difensivi Chionna e Zanutta, tanto che i gialloblu concludono il primo tempo senza dar vita ad una reazione degna di nota.

Non a… Caso, all’inizio del secondo tempo, fuori Franceschini, un centrocampista, e dentro Marazzina, un attaccante, con conseguente arretramento di Zanchetta nel cuore del campo. E’ tutto un altro Chievo, mentre il primo Pescara targato De Canio è messo alla prova nella sofferenza. Nei primi cinque minuti, ci vuole un super Bordoni per dire di no a Marazzina, così come, poco dopo, Nicola è bravissimo a salvare sulla linea di porta un pallonetto di Cerbone. Il pari sembrerebbe materializzarsi al 21’, quando Marazzina buca Bordoni, ma Sputore annulla per fuorigioco dietro segnalazione dell’assistente di linea. E’ l’episodio che rasserena il Delfino e frustra la squadra di Caso, che, al 27’, becca il secondo goal dopo un contropiede da manuale del Delfino, rifinito da un perfetto cross di Baldi dalla destra ed un preciso colpo di testa di Esposito. Per i biancoazzurri, goal, gioco, tenuta difensiva e… anche fortuna, come testimonia pure la traversa colpita alla mezz’ora da Marazzina, dopo una punizione battuta da Melis, entrato all’11 al posto di Lombardini.

Verona non si rivela fatale una seconda volta, arrivando i primi tre punti in trasferta per il Delfino 1998 – ‘99.

Federico Ferretti