Amarcord… Sant’Elena non approva il “Job Act”

Sabato 2 ottobre 2004 è in programma la quinta giornata del campionato di serie B 2004 – ’05 ed il Pescara è di scena a Venezia. Tra cadetteria e Coppa Italia, sette le gare ufficiali giocate dal Delfino prima di sbarcare in laguna. Bilancio: zero vittorie, tre pareggi, quattro sconfitte, porta mai inviolata, eliminazione dalla Coppa Italia al primo turno e penultimo posto in classifica.

C’è qualcosa che va bene in casa biancoazzurra? No, francamente non c’è nulla da salvare nel tragico incipit del 2004 – ’05. Meno male che se gli abruzzesi piangono disperati, il Leone alato – dopo aver sbranato i Galletti baresi nel play out anti C1 del giugno 2004 – di certo non ha cominciato il nuovo corso ridendo… Fuori subito dalla Coppa Italia, al pari degli abruzzesi, solo grazie alla vittoria casalinga 3 – 2 nel derby contro il Verona alla terza giornata di campionato l’acqua alta in laguna si è leggermente abbassata di livello, consentendo al Leone di riemergere al sest’ultimo posto.

“Sant’Elena, pensaci tu!”, verrebbe dunque da dire a veneziani e pescaresi nel contemplare lo svettante campanile dell’omonima chiesa, piccolo capolavoro gotico del XV° secolo posto a fianco dello stadio “Pierluigi Penzo”, sull’isolotto lagunare intitolato sempre alla medesima santa. Simonelli, allenatore del Pescara, vi sbarca con il 4-4-2 che vede in campo Brivio in porta, Fusco, Terra – preferito a Dicara, in panchina – Fanucci e Zeoli in difesa, Garzon, Cavallo, Russo e Croce a centrocampo, Calaiò e Paponetti in attacco. Schieramento a specchio per Ribas, tecnico degli arancioneroverdi, che presenta Benussi tra i pali, Macaluso, Orfei, Giubilato e Guimaraens nel pacchetto arretrato, Brellier, Anderson, D’ Antoni e Miramontes in mediana, Biancolino e Guidoni di punta.

Impossibilitato a schierare Vicente ed Erpen, quest’ultimo divenuto neo italiano la mattina della partita contro i biancoazzurri, Ribas, pur di non rinunciare al cuore pulsante di Anderson a centrocampo, promuove dalla squadra primavera il diciassettenne paraguaiano Guimaraens, inviato come difensore sulla fascia sinistra. Undici minuti appena e nuova sventura per Simonelli e co, che perdono Garzon, rimpiazzato da Job però sulla sinistra, mentre Croce va sulla corsia opposta.

L’avvio è lento ed estremamente prudente, anche perché incombe un turno infrasettimanale e ad inizio ottobre la forza nelle gambe non può essere certo un fattore su cui contare per 90 minuti. Soprattutto il Delfino non può permettersi di sprecare energie e lasciarsi incantare quattro giorni dopo all’Adriatico dai Canarini del Modena, altro scontro salvezza da non fallire… Così, scialbi lanci delle difese senza alcun sussulto provocano sbadigli a ripetizione, finché, al 19’, un sussulto di testa di Brellier non sorprende Brivio. Replica pescarese alla mezz’ora con Paponetti dalla distanza, ma Benussi è attento.

Il Leone prova a farsi minaccioso sul finire del tempo con Biancolino, ottimamente lanciato da Guidoni in ripartenza, ma incapace di involarsi verso Brivio e di scaricare a sinistra sul liberissimo Miramontes. E’ poi il turno di Anderson, che spara dal limite, trovando Brivio pronto. Miramontes ci riprova su punizione, disegnando però una traiettoria inoffensiva, dopo che i biancoazzurri avevano provato a dare un senso al loro primo tempo con Paponetti, maldestro nel non intercettare un buon assist di Calaiò.

Il secondo tempo ricomincia con nuove rivoluzioni tattiche: nel Venezia Ajide prende il posto dell’infortunato Anderson, Simonelli invece chiede a Job di traslocare a destra, laddove Guimaraens sta piantando troppe tende. Lo stesso Job sganghera un contropiede potenzialmente favorevole, poi Brivio d’istinto è molto bravo a rintuzzare una nuova velenosa punizione di Miramontes.

E’ palese che si possa segnare da una parte e dell’altra solo con un episodio favorevole. Che capita ai lagunari al 70’: cross di Guidoni e torre di Giubilato per Brellier, sul cui tap – in Brivio non ce la fa ad impedire l’1 – 0. Lo stesso Brellier, nove minuti dopo aver dato una grossa mano al Leone, gli tarpa le ali, facendosi espellere dall’arbitro Cruciani per somma di ammonizioni. E… Leone mutilato, Leone castigato dal Delfino grazie a Russo, autore al 90’ di una punizione magistrale imprendibile per Benussi, in precedenza strepitoso su un altro tentativo dello stesso Russo sempre su calcio piazzato. Ci sono quattro minuti di recupero e un “Job Act” potrebbe rilanciare ancor di più Pescara, oltre a… “stabilizzare” la panchina di Simonelli, se non ci fosse il palo a stoppare i piani biancoazzurri, chissà se per disposizioni dall’alto… Ma, nell’economia della gara, sarebbe stato troppo!

Federico Ferretti