Amarcord… Spadino non infilza il Delfino

Lunedì 8 novembre 1999 il calendario della serie B 1999 – ’00 offre, come posticipo serale della decima giornata, Napoli – Pescara. Non una partita qualunque per Galeone, tecnico biancazzurro, nato a Bagnoli, sobborgo appartenente alla medesima municipalità di Fuorigrotta, quartiere dello stadio “S. Paolo”, in cui torna da avversario per la terza volta alla guida del Delfino. I precedenti sono tutt’altro che incoraggianti: dopo i primi due pesantissimi cappotti griffati 6 – 0 ed 8 – 2, omaggio di Maradona e co, rispettivamente, nel 1987 – ’88 e nel 1988 – ’89, anche nel 1992 – ’93 è arrivata una sconfitta, seppur con un più onorevole 2 – 0. Poi, nel novembre 1997, la grande occasione per il “Gale”, ovvero la chiamata sulla panchina partenopea al posto di Mazzone, esonerato dal patron Ferlaino dopo quattro sconfitte in altrettante partite. Purtroppo, l’occasione di guidare la squadra della propria città coincide con il momento forse più basso della storia azzurra: le casse societarie, infatti, sono vuote ed i giocatori tutt’altro che all’altezza della serie A. Galeone fa quel che può, ma il suo Asinello è da mettere davvero dietro la lavagna e, così, anche lui, dopo due mesi, salta, prima che la squadra sprofondi mestamente in B dopo 33 anni consecutivi di massimo campionato. Oggi, il “Gale” ritorna a casa sua sicuramente più sereno, sorprendentemente sesto in classifica per sua stessa ammissione (“Brescia, Atalanta, Vicenza e Sampdoria sono le superfavorite per la promozione e non è un caso che occupino i primi quattro posti, mentre il Pescara rimane in seconda fascia…”) a meno tre dagli attici con vista serie A. Eppure, non mancano i problemi per il Delfino, che non vince da quattro giornate, in cui sono arrivate due pareggi ed altrettante sconfitte, e, soprattutto, si presenta al “S. Paolo” decimato in difesa, orfano di Caruso, Chionna, Zanutta e, all’ultimo minuto, anche di Giampietro. Formazione, dunque, abbastanza obbligata, specie nelle retrovie, per Galeone, che schiera un 4-3-3 con Bordoni in porta, Galeoto, Gregori, Giacobbo e Lambertini nel pacchetto arretrato, Baldi, Allegri e Sullo a centrocampo, Rossi, Zanini e Giampaolo in attacco. Tra le mura azzurre, si vive l’ennesima vigilia carica di tensione di chi ormai vive la risalita in A come un’ossessione. Se in trasferta la squadra di Novellino zoppica – avendo incamerato appena tre punti dei 13 che la vedono in compagnia del Pescara in classifica – sotto il Vesuvio è esplosiva, con tre vittorie ed un pareggio, sempre capace di andare in goal. Un Delfino senza mezza difesa sembrerebbe un boccone prelibato per l’Asinello, che, invece, non può contare sul difensore e capitano Baldini e sui centrocampisti Bigica e Matuzalem. Novellino conferma il suo 4-4-2 puro con Bandieri tra i pali, Oddo, Lopez, Sbrizzo e Lombardi i difensori, Turrini, Magoni, Miceli e Scapolo in mediana, Schwoch e Robbiati di punta, quest’ultimi pericoli numeri uno per Galeone e co. Robbiati, in particolare, soprannominato “Spadino” per la sua somiglianza con il personaggio delle serie TV “Happy Days” appare in gran forma ed è il più atteso dopo la doppietta con cui ha raddrizzato la schiena dell’Asinello, caduto per due volte in quel di Terni sette giorni prima. Al “S. Paolo” accorrono in 18.000, tra cui anche i ragazzi delle scuole calcio affiliate allo “Junior Club”, convocati d’urgenza a sostenere il Napoli al prezzo simbolico di 5.000 lire. La serata è fredda ed umida, ma le fiammate azzurre riscaldano di tanto in tanto gli spalti. Si raffredda di sconforto, invece, l’animo di Galeone, alle prese con l’ennesimo infortunio, stavolta di Rossi, sostituito da Palumbo al 21’. Schwoch, capocannoniere partenopeo con cinque reti, gioca più da rifinitore che da killer d’area di rigore e pesca benissimo Turrini completamente solo in area, fermato provvidenzialmente da Bordoni. Al 26’, i due si ricambiano la cortesia e stavolta, complice la tanto temuta gaffe della difesa biancoazzurra in versione inedita, ci azzeccano: cross di Turrini, intervento maldestro di Giacobbo, che mette il pallone proprio per la testa di Schwoch, che porta avanti i suoi 1 – 0. Galeone non vuole nemmeno pensare che sia il prologo dell’ennesima disfatta a due passi da casa propria e, vedendo i partenopei in difficoltà quando devono manovrare palla a terra, sprona i suoi ad insistere con il lancio lungo, sfruttando, soprattutto, la visione di gioco di Allegri, altro ex azzurro dell’infausto Napoli targato 1997 – ’98. I suoi lo seguono, tanto che da una sventagliata pregevole di Lambertini, che fa fuori tutta la difesa napoletana, Palumbo si inserisce in area e va a colpo sicuro per il pareggio, ma Bandieri compie il miracolo, spostando in un batter d’occhio le mani di Novellino dai capelli e sollecitandone il contatto ripetuto in un applauso scarica tensione. Del resto, il Delfino è vivace, mette in difficoltà l’Asinello quando nuota veloce in contropiede ed è pure insidioso sulle palle inattive. Su cui Allegri è uno specialista e, ad un minuto dall’intervallo, lo dimostra appieno, calciando in porta e trovando l’intervento di Gregori, che deposita alla spalle di Bandieri la palla del pareggio. C’è mai un limite alla sfortuna? In tema di forfait che colpiscono gli abruzzesi sembra proprio di no. Così, anche il trentaseienne portierone Bordoni alza bandiera bianca e lascia il posto ad Aprea. Ma anche Novellino è costretto a cambiare un difensore, Sbrizzo, anch’egli fattosi male e rimpiazzato da Nielsen. Poi, dopo altri cinque minuti, la seconda sostituzione azzurra, stavolta tattica, che induce il tecnico di Montemarano a sovvertire l’equilibrio da sempre marchio di fabbrica delle sue squadre e ad aggiungere la terza punta, Stellone, che entra al posto del terzino sinistro Lombardi. Dunque, il Napoli prova a vincerla e Schwoch, al 13’, ancora una volta generosissimo in veste di assist man, trova Robbiati, ma “Spadino”, decisamente molto meno affilato del solito, si conficca nel roccioso piede di Aprea, che salva la propria porta. I biancoazzurri, però, ci credono e cinque minuti dopo vanno vicinissimi al vantaggio con Palumbo, il cui tiro viene salvato sulla linea da Lucenti, sostituto di Magoni. Il match rimane sempre equilibrato ed interessante e, attorno alla mezz’ora, un intervento affannoso di Bandieri su Giampaolo ed una schiacciata di testa alta sulla traversa di Zanini distribuiscono in parti uguali rammarico e sollievo. Gli ultimi due sussulti, uno per parte, sono di Palumbo, che calcia potentissimo alto davvero di poco, e di Stellone, che si inventa una rovesciata acrobatica che orbita sopra la testa di Aprea. L’1–1 finale non accontenta il pubblico napoletano, tanto che la curva B addirittura impreca contro i giocatori, definendoli indegni ed invitandoli ad andare a lavorare. Più che soddisfatto, invece, Galeone, per aver mantenuto la velocità di crociera in campionato e per non essere nuovamente affondato insieme al Delfino nella sua Napoli.