Amarcord… super Simonelli

Venerdì 11 marzo 2005 l’anticipo serale della 30° giornata del campionato di serie B 2004 – ’05 mette di fronte Pescara e Perugia. Da tre mesi il Delfino ha un nuovo proprietario, Dante Paterna, imprenditore teramano nel campo della telefonia, che ha liquidato con circa 900.000 euro il gruppo Scibilia – Oliveri. La tifoseria accoglie il neo presidente con rinnovato entusiasmo, proprio quello che la proprietà precedente sembrava aver perso nel corso degli ultimi anni, portando ad un inevitabile ridimensionamento delle ambizioni biancoazzurre. “La serie A? Tempo cinque anni e ci torneremo” afferma con soddisfazione e piena convinzione Paterna, appena insediatosi. A proposito di A, come Adriatico: pensi allo stadio e… purtroppo anche al mare di guai in cui è finita la pallanuoto pescarese, lei si destinata a rinunciare ai sogni di gloria del massimo campionato, da cui medita di ritirarsi.

Ebbene sì, gli eroi di un tempo – Estiarte e co, per intenderci, capaci di vincere tre scudetti, cinque coppe Italia e sette titoli europei tra gli anni ’80 e ’90 – hanno ora lasciato il posto ad onesti lavoratori del water polo che devono addirittura pagare sette euro per potersi allenare in piscina. “Salvate la Pescara sportiva”, il grido che si leva da chi non vuole permettere che anni bui spengano definitivamente il luminoso passato.

Ed il Delfino come se la passa? Non bene: primo obiettivo allontanare l’incubo C1, che aleggia appena tre punti sotto il 14° posto, là dove, insieme alla Triestina, gli abruzzesi galleggiano, anche grazie ad una serie positiva di cinque risultati (due vittorie e tre pareggi). Ben altra quota di classifica per il Grifone, abituato da tempo a volare alto, terzo in compagnia di Torino e Treviso e, purtroppo per il Pescara, squadra da trasferta del momento. I biancorossi, infatti, se in casa stentano, non vincendovi dal 16 gennaio – e la cosa non piace al patron Gaucci, non attardatosi a cospargere di pepe la panchina di Colantuono – hanno vinto le ultime due trasferte, prendendosi i tre punti addirittura sul campo della capolista Genoa. Del resto devono essere ambiziosi gli umbri, pronti a riabbracciare quella serie A che li ha visti soccombere contro la Fiorentina nello speciale spareggio thrilling interdivisionale, sancito dalla FIGC al termine della stagione precedente per allargare il massimo campionato da 18 a 20 squadre e ridurre la cadetteria da 24 a 22, in seguito alle sentenze post caso Catania.

Simonelli, allenatore del Pescara, la cui rosa sembra un bollettino di guerra tra infortuni e squalifiche e che avrebbe senz’altro preferito ben altro avversario, ricorre al 4-5-1 con Ivan in porta, Pomante, Terra, Fanucci e Zeoli in difesa, Croce, Lo Nero, Minopoli, Russo e Smit a centrocampo, Giampaolo unica punta Colantuono disegna invece la mediana a forma di losanga, schierando Squizzi tra i pali, Coly, Stendardo, Di Loreto e Milanese nel pacchetto arretrato, Delvecchio, Gorgone e Di Francesco nel cuore del campo, Muntasser alle spalle del duo d’attacco Sedivec – Mascara.

Si dice spesso che le partite si vincano a centrocampo e per fortuna del Pescara la mediana è l’unico reparto veramente in abbondanza. Simonelli dimostra di saperla lunga, bloccando abilmente le avanzate dei terzini Coly e Milanese con Smith e Croce pendolari di fascia. Minopoli è confermato play maker, con il compito di far avanzare i compagni di reparto sul medesimo asse in cui agisce Giampaolo. Stante il maxi ingorgo tra le vie centrali, Colantuono si vede dunque costretto a sfruttare la periferia, allargando Sedivec. Eppure, è il Perugia a fare la partita ed a costruire la prima palla goal al 16’, sprecata da Di Francesco addosso ad Ivan, dopo un ottimo dialogo Mascara – Muntasser.

Quest’ultimo, chiamato ad attaccare la porta con puntualità, manda poi malamente alto un suggerimento da sinistra di Sedivec lisciato da Mascara ed un altro invitante assist di Coly. Due errori da matita blu tra il 26’ ed il 30’ che il Delfino sfrutta subito, implacabilmente, approfittando dell’euforia di Coly sulla destra: Giampaolo è infatti un po’ che butta palloni proprio lì dove l’esuberante senegalese sbanda in difesa, finché non gli va bene e trova Croce, che tocca maldestramente e batte Squizzi, ingannato dal tocco/non tocco di testa di Lo Nero. Un intercetto che sarebbe costato l’annullamento del goal per fuorigioco della mezz’ala biancoazzurra, ma che l’arbitro Rizzoli ed i suoi assistenti non ravvisano. Il primo tempo si chiude sull’ 1 – 0 e “l’Adriatico” si accinge a seguire il secondo tempo con più serenità.

Lompoutis, entrato sul finire di tempo al posto di Milanese in posizione di terzino sinistro, tiene in vita il Grifone, salvando sulla linea su Giampaolo ormai pronto a festeggiare il raddoppio dopo appena tre minuti della ripresa, su perfetto lancio di Zeoli. Simonelli capisce che è il momento di colpire per la seconda volta e Russo lo accontenta appena dopo il quarto d’ora, incastrando magistralmente all’incrocio una punizione dal limite dell’area. Neanche il tempo di esultare, che i biancoazzurri potrebbero addirittura dilagare, ma Croce si divora sul più bello il tris. Rimescola le carte Colantuono, che toglie Muntasser e Di Francesco per Floro Flores e Ferreira Pinto, tentando il tutto per tutto con quattro punte e, complice Ivan, che non ammortizza a dovere una sassata di Sedivec da lontano, il Perugia accorcia con il tap – in di Ferreira Pinto.

Facile vista la situazione rinunciare a giocare e chiudersi nella propria metà campo, ma Simonelli si sgola, urlando ai suoi di tutto pur di non fargli arretrare il baricentro. I suoi soffrono, ma con il pallone tra i piedi fanno sempre la giocata giusta, guadagnando spesso metri e secondi preziosi. Al 42’, Sedivec colpisce male per fortuna del Delfino, poi il brivido più intenso al 49’ con Mascara, fermato bene però stavolta da Ivan.

Per un allenatore in difficoltà, su cui i fulmini di Gaucci si accingono ad abbattersi ancora più veementi, eccone un altro protagonista di una vittoria non poco importante, la seconda consecutiva in casa, che conduce il Delfino ad acque più placide e tranquille…

Federico Ferretti