Amarcord…Triste addio al novecento

Domenica 19 dicembre 1999 è in programma la 16° giornata del campionato di serie B 1999 – ’00 ed il Pescara ospita la Salernitana. E’ l’ultima partita del millennio e, dopo la pausa natalizia, quando la Befana atterrerà sul torneo, sarà già XXI° secolo. Dubbi amletici su cosa riserverà il nuovo millennio affollano le menti dell’umanità intera, a cominciare dal primo, serio problema che il 2000 potrebbe presentare appena scoccata la mezzanotte del primo dell’anno: computer e dispositivi elettronici saranno in grado di adeguarsi correttamente alla prima data del nuovo millennio o, predisposti sin dagli albori dell’informatica per memorizzare l’anno con le sole due cifre decimali comprese tra 00 e 99, manderanno in tilt la civiltà moderna?

E’ il dilemma del “Millennium bug”, il baco del millennio, che affanna ormai da qualche tempo i cervelloni di tutto il pianeta, puntualmente divisisi tra allarmisti ed ottimisti. Preoccupazioni sicuramente presenti anche nelle sedi di Pescara e Salernitana, ove i computer non mancano, ma, a guardare la classifica, forse il baco regna in realtà altrove all’interno del Delfino e del Cavalluccio.

I biancoazzurri, dopo aver perso sul più bello la promozione in serie A al tramonto dell’anno precedente, hanno riaffidato il grande sogno a Galeone, approdato sull’Adriatico per la terza volta nella sua carriera. La vittoria in casa contro la Fermana per 4 – 2 alla quinta giornata proietta gli abruzzesi, ancora imbattuti, al secondo posto in classifica, a braccetto con il Brescia, a meno due dalla capolista Atalanta e la settimana successiva il calendario fissa il primo big match della stagione, proprio contro la capolista. “A Bergamo vedremo se potremo continuare a sognare”, è il pensiero tutto sommato equilibrato dell’ambiente pescarese alla vigilia della partitissima, ma il brusco risveglio è quello che tocca sorbirsi all’esito della nobile contesa: 3 – 1 per i neroazzurri, con il goal abruzzese di Palumbo giunto solo al 94’ su rigore.

E, come per un malefico incanto, per un sogno, quello della A, che sembra svanire, un incubo, quello della C1, che inizia a prendere forme sempre più inquietanti. Così, quella vittoria contro la Fermana diventa l’ultima per il Delfino, sprofondato al quart’ultimo posto insieme a Genoa ed Empoli ed arrivato alla partita contro la Salernitana dopo dieci giornate equamente divise tra pareggi e sconfitte. Le crepe biancoazzurre più profonde si aprono in difesa, la seconda peggiore del torneo con 22 reti al passivo – solo quattro in meno rispetto al fanalino di coda Fermana – proprio come i campani, avversari di giornata. Che, retrocessi dal massimo campionato, hanno compromesso la risalita dopo cinque giornate: una vittoria, un pareggio e ben tre sconfitte a suon di palloni raccolti in fondo al sacco che hanno convinto il presidente Aliberti ad esonerare l’allenatore Cadregari. Al suo posto, ecco l’esperienza e la grinta di Cagni, che negli ultimi quattro turni sembra aver rinvigorito il Cavalluccio, protagonista di tre vittorie ed un pari.

Eppure, il quarto posto, l’ultimo utile per il “sAlto”, è distante ancora otto punti, in cui sono raccolte ben sette squadre. A Galeone, dunque, a rischio panchina ormai da tempo, il compito quantomeno di frenare l’euforia dell’Ippocampo, potendo contare su un 4-3-3 che vede Aprea in porta, Gregori, Giacobbo, Chionna e Zanutta in difesa, Gelsi, Allegri e Sullo a centrocampo, Maurizio Rossi, Palumbo e Zanini in attacco. Cagni sceglie invece il 3-5-2, fronteggiando Lorieri tra i pali, Bolic, Fusco e Ricci nelle retrovie, Semioli, Melosi, Tedesco, Vannucchi e Marco Rossi in mediana, Guidoni e Di Michele di punta.

E’ subito partita veloce ed aperta. La Salernitana sfrutta a dovere la superiorità numerica a centrocampo, ma il Pescara risponde con verticalizzazioni improvvise e conclusioni in serie scagliate da Palumbo, Gelsi e Gregori. Ed è proprio Gelsi a portare in vantaggio i biancoazzurri al 28’, timbrando il sette con una punizione imparabile. “L’Adriatico” esplode, pronto a fare il dodicesimo uomo in campo, ruolo, però, che gli viene usurpato dall’arbitro Serena dopo appena tre minuti, quando un falso contatto di Zanutta almeno un metro fuori dall’area di rigore lo convince a decretare il rigore per i granata.

Se si affastellano dubbi sull’entità della collisione, la certezza della distanza siderale del luogo del presunto delitto dalla penalty zone è matematica. Fatto sta che dal dischetto Di Michele spiazza Aprea, centrando il decimo bersaglio in campionato. Batoste di tale portata spesso neanche si riescono a smaltire, ma il Delfino pare essere più forte del pessimo Serena di giornata, riportandosi avanti al 18’ della ripresa grazie a Maurizio Rossi, che appoggia in rete un traversone dalla sinistra di Zanini, strepitoso nel crederci fino in fondo con un numero da circo che gli permette di soffiare la sfera all’avversario, decisamente ingenuo nella circostanza. Un 2 – 1 importantissimo, dopo che il Rossi della Salernitana, Marco, complice una topica di Giacobbo, era stato fermato da Aprea, fortunato ad usufruire della gentile collaborazione della traversa. I granata sembrano alle corde, tanto che Palumbo per due volte ha l’occasione per certificare feste serene per il Delfino.

Alla mezz’ora, però, Vannucchi copia incredibilmente la punizione di Gelsi del primo tempo: stessa distanza e stessa precisione micidiale che non perdona Aprea, per il 2 – 2. Non è un caso che i due autori delle punizioni vincenti risultino anche per distacco i migliori della partita. Attaccato ad un punto ormai insperato, l’Ippocampo si rannicchia tutto in difesa, tanto che Cagni toglie la punta Di Michele sostituendolo con Grimaudo, un difensore. Ma è destino che il ‘900 a Pescara si chiuda con il mesto spettacolo pirotecnico dell’arbitro Serena: ennesima punizione della partita, calcia Zanutta, almeno uno tra Melosi e Marco Rossi è di manica larga in barriera, ma il fischietto veneto rimane silente. Capitan Allegri e Maurizio Rossi cavalcano l’onda della protesta del Delfino, beccandosi entrambi il rosso, mentre Galeone guadagna anzitempo gli spogliatoi pensando seriamente di dover pagare con l’esonero un arbitraggio scellerato.

Le nefandezze di Serena inducono però il patron Scibilia a rinnovare la fiducia al Gale, dopo un convulso vertice societario ed il susseguirsi di cariche e lacrimogeni della polizia fuori dallo stadio. Serena abbandona l’arena scortato dalle forze dell’ordine, tutt’intorno è un mare di occhi gonfi e volti rigati di pianto. Goodbye Novecento!

Federico Ferretti