Amarcord… Quel Gasp colmato da Mancini

Domenica 6 marzo 1988 si gioca la 21° giornata del campionato di serie A 1987 – ’88 ed il Pescara fa tappa a Genova, sponda blucerchiata. Davvero un gran bel torneo quello disputato dal Delfino, nono in classifica ed assolutamente estraneo alle questioni riguardanti la zona retrocessione, distante cinque punti e riguardante, eccezionalmente, solo le ultime due posizioni, stante la riforma dei campionati per portare la serie A da 16 a 18 squadre a partire dal 1988 – ’89. I biancoazzurri si sono addirittura concessi il lusso di sconfiggere 2 – 0 l’Inter a S. Siro alla prima giornata, per poi fermarli sull’1 – 1 anche “all’Adriatico”, dove è stata affondata pure la Juventus (2 – 0). E, sull’onda dell’entusiasmo, per poco il Delfino non le ha suonate, sempre in casa sua, pure alla capolista Napoli, riuscito poi a prevalere 1 – 0 grazie al talento di Maradona e co. Insomma, davvero un sentiero luminoso quello percorso dagli abruzzesi, guidati da Galeone, che cercano ora solo il conforto della matematica per iniziare a pianificare un altro anno nel massimo campionato. La Samp guarda, dunque, con preoccupazione al Pescara formato “ammazzagrandi”, anche perché appare in calo rispetto alla squadra ammirata a lungo nel corso della stagione, trascinata, soprattutto, dal talento dei suoi “gemelli del goal” Mancini e Vialli. Un’involuzione più che probabilmente dovuta anche a fattori extra calcistici, ma decisamente più preoccupanti, legati ai timori per un possibile rapimento del patron sampdoriano, il petroliere Paolo Mantovani. I blucerchiati sono, comunque, quarti in graduatoria, in piena zona UEFA e, pur essendo stati sconfitti 2 – 1 in casa del Milan – diretto inseguitore dei partenopei nella lotta scudetto – si sono assicurati il passaggio ai quarti di Coppa Italia, eliminando l’Ascoli, dopo la gara di ritorno giocata nelle Marche quattro giorni prima la sfida al Pescara. Boskov, tecnico blucerchiato, sceglie Bistazzoni, Mannini, Briegel, Fusi, Vierchowod, Pellegrini, Pari, Cerezo, Bonomi, Mancini e Vialli. Galeone risponde con Zinetti, Dicara, Camplone, Marchegiani, Junior, Bergodi, Pagano, Loseto, Gasperini, Sliskovic e Gaudenzi.

Una fastidiosa tramontana si insinua tra i “buchi” lasciati tra un settore e l’altro dello stadio dai lavori in corso per la ristrutturazione di Marassi in vista dei Mondiali di Italia ’90, frizzando i primi tepori primaverili. Sotto gli occhi del presidente blucerchiato Mantovani, tornato al “Luigi Ferraris” dopo quasi due mesi di assenza più o meno forzata, la Samp entra subito in conflitto con il debuttante arbitro Felicani, vedendosi negare, al quarto d’ora, la massima punizione, a seguito di un atterramento in area di Vialli. Per gli uomini di Boskov, oltre al danno, arriva pure la beffa, perché sull’azione seguente si scatena il contropiede del Delfino, rifinito splendidamente da Camplone, che, da destra, centra forte e teso per Gasperini che, puntuale a centro area, con un rasoterra centrale inganna prima Vierchowod e poi Bistazzoni. Biancoazzurri apparentemente “spuntati” – Gasperini e Gaudenzi sono, infatti, centrocampisti di inserimento, pur indossando, rispettivamente, le maglie numero nove ed undici – ma tutt’altro che rinunciatari. Anzi, sospinta dalle illuminazioni del sempre verde Junior, la squadra di Galeone propone a più riprese trame corali ed interessanti, funzionando anche in difesa, ove la marcatura a zona costringe Vialli a girare a largo da Zinetti. Un Vialli, tra l’altro, rientrato acciaccato dall’impegno con la Nazionale di due settimane prima, che lo ha visto protagonista, a Bari, nell’amichevole vinta 4 – 1 contro l’Unione Sovietica, di un rigore procurato e di una doppietta. Ma è tutta la Samp a girare male, complice anche un po’ di stanchezza per la trasferta infrasettimanale di Ascoli: Fusi giostra senza ordine in mediana, sulla fascia destra Pari accetta di fare il lavoro sporco per permettere a Briegel di spingere, ma spesso e volentieri commette errori da matita blu, mentre il tedesco sembra aver perso lo smalto dei tempi migliori. Dalla tre quarti in su, Bonomi arretra troppo, ma, per fortuna di Boskov, Mancini domina incontrastato (e meno male che aveva l’influenza…)! Proprio dal suo piede, al 21’, parte, da destra, una punizione – scaturita da un fallo di mano forse involontario di Marchegiani – che fa a fette tutta la difesa abruzzese, terminando proprio sulla testa di Cerezo, che infila il pareggio. Proprio Toninho potrebbe raddoppiare subito dopo, ma sbaglia clamorosamente un regalo confezionato con tanto di fiocco da Dicara. Tocca poi a Briegel fallire l’appuntamento con il 2 – 1.

Anche nel secondo tempo, sono gli acuti di Mancini a ravvivare la partita. Splendido quello al 70’, quando il Mancio si inventa un cross al volo di sinistro che attraversa tutta l’area di rigore del Pescara, lo raccoglie di testa Mannini al centro per Pari, che incorna alle spalle di Zinetti. Un vantaggio frutto solo ed esclusivamente dell’immensa classe di Mancini, che si dispera quando vede, in serie, Salsano – sostituto di Fusi dal 62’- Vialli e Pellegrini mancare il tris blucerchiato, per poi tremare su un’erronea respinta di Bistazzoni – che per poco non consegna a Gaudenzi la palla del 2 – 2 – ed esultare come un goal al miracoloso salvataggio su Sliskovic di Vierchowod, che si fa male anche ad un gomito.

Poco da fare contro l’estro di Mancini, ma per il Delfino, ancora una volta, tanti complimenti per la prestazione.

Federico Ferretti

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