Amarcord… come sopravvivere a San Siro

Domenica 25 gennaio 1981 si gioca la 19° giornata del campionato di serie B 1980 – ’81 ed il Pescara fa tappa a San Siro contro il Milan. No, non c’è trucco, né inganno, né semplice refuso di stampa o di distrazione: il Milan è in serie B, retrocesso d’ufficio dalla giustizia sportiva – insieme ad un’altra grande come la Lazio – per lo scandalo del Calcioscommesse 1980, stante il coinvolgimento del presidente Colombo e dei giocatori Albertosi, Morini e Chiodi. E pensare che, solo un anno prima, al termine della stagione 1978 – ’79, i rossoneri si erano cuciti la stella sul petto, vincendo il decimo tricolore della propria storia, e, sul campo, avevano concluso al terzo posto nel 1979 – ’80. Una realtà durissima da affrontare per una città che, in oltre 80 anni di storia calcistica tra Milan ed Inter, non aveva mai conosciuto l’onta di una retrocessione. L’opera di pronta risalita nell’Olimpo del calcio rossonero passa attraverso la conferma del tecnico Giacomini ed una squadra che, fatta eccezione per i “pensionamenti eccellenti” di Rivera e Capello, può ancora contare sul “blocco della stella” – su tutti Maldera, promosso capitano – e su un manipolo di giovani affamati di successo, come Battistini, Evani ed Icardi, promossi dalla Primavera. Dopo un difficile incipit, come testimoniato dalla prematura eliminazione al primo turno di Coppa Italia, in campionato, gli uomini di Giacomini hanno ben presto iniziato a fare i “Diavoli a quattro”, disputando, di fatto, un torneo a se, tant’è che il Milan arriva al giro di boa contro il Delfino campione d’inverno con sette giorni d’anticipo, a più quattro dalla Lazio e reduce da cinque risultati utili consecutive, di cui quattro vittorie di fila. Esiste un limite allo strapotere rossonero? Forse quello di dover giocare sempre bene, non avendo un rapace d’area capace di sferrare l’artigliata decisiva anche in giornate di carestia tecnica. Ed il Pescara? Anche gli abruzzesi sono scivolati in B, ma esclusivamente sul campo, epilogo di un torneo di A travagliatissimo, iniziato e concluso malinconicamente all’ultimo posto. Le attese dei tifosi per una pronta “riconquistA” sono state, però, fino a quel momento deluse da un rendimento troppo incostante del Delfino, fermo al decimo posto in graduatoria, ed orfano di vittorie lontano “dall’Adriatico”. Provare a vincere alla “Scala del Calcio” contro una nobile decaduta, ma pur sempre il Milan, apparrebbe, dunque, presuntuoso, ma Agroppi, tecnico degli abruzzesi, ha sicuramente un asso nella manica da non sottovalutare, ovvero poter disporre del capocannoniere del campionato, Silva, autore già di dieci reti. Ecco, dunque protagonisti in maglia biancoazzurra, Piagnerelli, Arecco, Chinellato, D’Alessandro, Negrisolo, Pellegrini, Silva, Trevisanello, Nobili, Boni e Cerilli. Giacomini, privo del centrocampista De Vecchi, schiera, invece, Piotti, Minoia, Maldera, Battistini, Collovati, Baresi, Buriani, Novellino, Antonelli, Romano e Cuoghi.

Con la museruola strettagli da Collovati, il povero Silva, alquanto isolato in avanti, stenta davvero a mordere ed il Delfino è decisamente aiutato dalla buona sorte a non finire inforcato dal Diavolo che, nel primo quarto d’ora, scatena fuoco e fiamme con Novellino, su cui Piagnerelli rischia di fare la frittata, per poi rimediare in acrobazia, Buriani, che calcia alto di poco, ed Antonelli, stoppato sulla linea da un difensore abruzzese. Poi, però, qualcosa si inceppa nei meccanismi rossoneri, con Battistini e Cuoghi, quest’ultimo francobollato da d’Alessandro, che faticano ad inserirsi in attacco e solo raramente collezionano sponde preziose per Novellino ed Antonelli. Baresi dalle retrovie e, sulle fasce, Minoia e Maldera spingono con la solita generosità, ma la difesa pescarese si assesta, andando in difficoltà solo nel fraseggio stretto o nelle giocate di prima.

Nel secondo tempo, dopo un’ottima chance sprecata da Antonelli, ben servito da Battistini, ed un goal giustamente annullato dall’arbitro Pirandola per un triplice fuorigioco rossonero, gli allenatori ritoccano le due formazioni con strategie diametralmente opposte. Da un lato Giacomini, che toglie Romano, un centrocampista, ed inserisce Vincenzi, un attaccante, volendo fare bottino pieno. Dall’altro Agroppi, che abbassa ulteriormente, di una ventina metri, il baricentro dei suoi, sostituendo l’unica punta Silva, protagonista solo di un colpo di testa sbilenco, ed il fantasista Nobili con Prestanti, stopper classico e Taddei, mediano di copertura. Una mossa iperdifensiva, considerato già lo schieramento di partenza con il doppio libero Negrisolo – Pellegrini. Del resto, un punto a S. Siro contro la capolista va più che bene, la considerazione di Agroppi, che ringrazia Prestanti, decisivo nel salvare un tiro di Battistini, così come Piagnerelli, che alza sopra la traversa una sberla di Vincenzi dal limite dell’area. Ed il goal non arriva, anche se un rigore a favore del Milan sembra esserci, quando Novellino va giù al limite dell’area (ma più dentro che fuori, in verità…) e Pirandola assegna la punizione. Più di qualcuno, in tribuna stampa, inizia a chiedersi se non possa rappresentare un problema, anche serio alla lunga, per i rossoneri, non trovare il goal, specie in giornate in cui Novellino trova tutti i varchi chiusi, Antonelli non brilla per continuità e Maldera non rispolvera il sinistro magico dell’anno della stella.

Per il Delfino, invece, un punto prestigioso, ancorato su un portiere attento, massima concentrazione difensiva e, perché no, sul bacio della dea bendata. Ecco i capisaldi del manuale di sopravvivenza di una “provinciale” ospite a San Siro. Buono per tutte le stagioni!

Federico Ferretti